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Cuore e mente: l'invalidazione emotiva all'origine del conflitto

2025-07-20 09:31

Francesca Dantes

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Cuore e mente: l'invalidazione emotiva all'origine del conflitto

Il primo scenario di guerra siamo noi.

 

"Stai esagerando", "Non c'è motivo di essere arrabbiato"," Sei troppo sensibile", "Dai, pensa positivo". Queste sono le tipiche frasi di chi sta invalidando emotivamente la persona che ha davanti. L’invalidazione emotiva è la pratica di sminuire, negare o rifiutare i sentimenti di un'altra persona, questo può portare nell’interlocutore a sentimenti di incomprensione, rifiuto e anche isolamento. Chi si sente dire queste parole finisce per sentirsi sbagliato proprio nel momento in cui avrebbe più bisogno di sostegno. Il fatto è che questo comportamento ha a che fare con il modo in cui viviamo le nostre emozioni e quanto queste, in modo inconsapevole, guidano le nostre azioni. Emozionarsi e percepire le emozioni, infatti, è un’attività che compiamo in modo spontaneo continuamente senza rifletterci troppo. È quindi piuttosto frequente che questo processo non sia oggetto della nostra attenzione. Non solo, tendiamo a vedere emozioni e ragione come qualcosa in opposizione, spesso identificando nelle emozioni la voce del cuore e nella ragione quella della mente. Ed ecco creato il primo terreno di conflitto. Che badate bene, non è esterno, ma interno. Il primo luogo nel quale agisce l’invalidazione emotiva, infatti, siamo noi. Ora, ci sono tanti tipi di conflitto e tantissimi argomenti per i quali si può generare, quando però questo si sposta sul piano emotivo del non voler accogliere le emozioni dell’altro, allora, la faccenda si fa ben più profonda di quello che sembra dall’esterno. In entrambe le parti è scattato il salvavita. Se da una parte, quella del disconoscitore, il tentativo è quello di non essere sopraffatto dall’intensità delle emozioni dell’altro, che per svariati motivi non riesce a gestire in modo funzionale, dall’altra, quella del disconosciuto, il non essere visto è tradotto immediatamente in un meccanismo di protezione volto ad arginare il dispiacere di un rifiuto, il senso di abbandono e la frustrazione. Vi sarà sicuramente capitato, questo è il momento in cui la situazione cambia: o la rabbia trova terreno fertile e il conflitto si aggrava oppure il conflitto termina. Disconoscitore e disconosciuto seguono ciò che i loro salvavita suggeriscono, stop, ma la questione iniziale del contendere è stata risolta? Questa dinamica, come dicevamo prima, accade anche al nostro interno. Chi vince nelle nostre battaglie tra cuore e mente? Una cosa è certa, se le parti giocano al ruolo del disconoscitore e del disconosciuto quello che otterremo è aggravare il conflitto o finire con un impasse. E se provassimo a validarci, noi per primi, a consentire alle parti, cuore e mente, di ascoltarsi riconoscendo a ciascuna la propria autorevolezza? Intanto il campo di battaglia sparirebbe, al suo posto comparirebbe un tavolo delle trattative, sparirebbero i salva vita ed entrambi potrebbero mettere la loro visione unica e preziosa a disposizione per una causa comune. Lavorare insieme alla soluzione del problema. Quante volte osservando persone avete pensato “se solo la smettessero di accapigliarsi…”, ecco, lo stesso vale per noi, per il nostro dialogo con noi stessi. Cuore e mente non sono diversi, non sono in guerra, non sono opposti, ci regalano modi diversi di osservare, il braccio destro e il braccio sinistro non sono uguali, ma sempre braccia sono, sono parte di noi e insieme ci aiutano a sollevare i pesi e a togliere gli ostacoli dal nostro cammino. Prestiamo attenzione a ciò che sentiamo e a ciò che pensiamo, diamo valore ad un’emozione o ad un pensiero. Partiamo da qui per sciogliere i nostri conflitti interiori, e anche relazionali. Diamo un nome alle nostre emozioni, riappropriamoci della capacità di riconoscere quello che viviamo quando lo viviamo, abbiamo abbastanza spazio per accogliere noi stessi e gli altri. Possiamo farlo comunicando in modo consapevole senza tenere in mano l’ascia di guerra, parlando a noi stessi per primi con rispetto e gentilezza. Il primo scenario di guerra da smantellare siamo noi.

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