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Stare nel presente che non ci piace

2025-08-23 10:44

Francesca Dantes

mente, mindfulness, presente, consapevolezza, giudizio, vita,

Stare nel presente che non ci piace

Uscire dal pensiero che giudica

 

A differenza del corpo, che è costretto a vivere solo nel qui ed ora, la mente può muoversi tra presente, passato e futuro. Questa capacità di spaziare in un flusso continuo che non si arresta mai è anche il fattore che più ci tiene sotto scacco. Spesso non riusciamo a domare questo flusso e ne veniamo sopraffatti. Ecco che la mindfulness, la pratica di prestare attenzione al momento presente, osservando pensieri ed emozioni senza giudizio, introdotta nel mondo occidentale da Jon Kabat-Zinn, diventa uno degli strumenti più validi ed accessibili per portare questo mare di pensieri ed emozioni dalla tempesta alla quiete. La tecnica di mindfulness per mantenere la presenza si basa sull'applicazione metodica dell'attenzione al momento attuale. Si tratta di dirigere la consapevolezza verso stimoli immediati, come il respiro o le sensazioni corporee, osservando i pensieri e le emozioni che emergono senza giudicarli. Quando la mente divaga, si riporta gentilmente l'attenzione all'oggetto di focalizzazione, allenando così la capacità di restare ancorati al presente. Che succede se il momento presente ci restituisce pensieri, sensazioni corporee ed emozioni che non sono affatto piacevoli? La chiave, dice la midfulness, è il non giudizio, non giudicare il contenuto fisico, emotivo o mentale che emerge in quel momento.

È possibile non giudicare come “spiacevole” un crampo al polpaccio o una profonda sensazione di dolore emotivo? Se vi aspettate, dopo una martellata su un dito, di non etichettare come “dolore” quello che provate rimarrete delusi. Che fare allora con il presente che non ci piace? Andare dietro questo presente così doloroso, infatti, potrebbe essere molto frustrante se non addirittura controproducente. Mettiamo il caso di una persona che sta attraversando un brutto momento per una malattia, potrebbe mai ingannare il proprio sistema di attribuzione di significato così tanto da evitare l’etichetta di “malattia”? No. Quello che il non giudizio mindfulness ci suggerisce di fare è un’altra cosa: si tratta di riconoscere che la mente tende a formulare giudizi, rendersi conto del giudizio che si è formato e scegliere di stare con ciò che si presenta senza provare ad intervenire. Lo scopo, infatti, non è quello di cambiare la realtà, ma stare nella realtà. Non si tratta di sopportare, ma di trattare pensieri, emozioni e sensazioni più come nostri coinquilini che come la nostra casa. Questo diventa estremamente importante se pensiamo al punto da cui siamo partiti, la mente viaggia continuamente tra passato, presente e futuro e appena c’è un problema nel presente si attiva per risolvere in qualsiasi modo e il prima possibile il disagio che vive. Come in un inseguimento tra guardie e ladri la mente nasconde ed inganna pur di non farsi prendere, così noi passiamo la maggior parte della nostra vita identificandoci completamente con quello che il mondo interiore ci propone, totalmente ignari dell’inganno in corso. Il presente che non ci piace continuerà a non piacerci, ma cominceremo ad osservarlo diversamente alla luce della consapevolezza del nostro giudizio. Inizieremo ad essere specifici e faremo di meno di tutta l’erba un fascio, non sarà più il presente per intero a non piacerci, ma vedremo che sarà solo qualche aspetto; inizieremo a notare come il nostro sistema persona, una volta uscito dall’identificazione totale con pensieri e sensazioni, diminuisca l’intensità del disagio non appena riconosciuto. Stare con il presente che non ci piace diventerà sempre meno doloroso e sarà il perimetro dentro al quale potremo apprezzare al meglio la differenza tra noi e quello che ci accade, perché se è vero che noi siamo la nostra storia è anche vero che la storia è un racconto di fatti e i fatti si possono raccontare in mille modi diversi. Il non giudizio mindfulness ci aiuta a distinguere, ci allena a vedere fatti e racconto come separati e ha dare finalmente a noi stessi il ruolo di autore consapevole della propria vita. Con il tempo vi accorgerete che l’autore consapevole può riuscire anche a prendere una parola come “malattia” e riempirla di molti altri significati come ad esempio forza, coraggio, perseveranza, gratitudine. Nessuno può cambiare la realtà, ognuno di noi può riprendersi, però, il potere di non subirla a patto di starci dentro.


 

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